Art.1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

lunedì 11 luglio 2011

Venerdì 8 luglio 2011 - SERMIG Torino - PD Piemonte - dibattito: "La (sicurezza) come diritto di libertà" - L'intervento di Nicola Rossiello e Maura Fensore per il SILP CGIL Piemonte

Art3 Piemonte. “E se un pomeriggio d’estate due poliziotti…” di Vito D’Ambrosio

Tratto da www.articolotre.com – sezione Art3 Piemonte 11 luglio 2011

11 lug.  Se un ministro degli interni, Roberto Maroni, è pronto a dichiarare, a Treviso durante l’inaugurazione della nuova sede della Questura, che “In Val di Susa 1500 ragazzi armati volevano uccidere poliziotti e gli uomini delle forze dell’ordine” allora il problema c’è ed è grave.
Esiste un problema di lettura della realtà ma forse c’è dell’altro. Si vuole, in fondo, passare dal livello del confronto a un livello di scontro. Impossibile giustificare il ministro con un “è stato male informato”. Anche un ministro, oltre ai propri consiglieri, accede alla rete e può, in prima persona, farsi un’idea di quasi tutti i fatti della vita anche quelli di domenica 3 luglio a Chiomonte.
Fortunatamente non sempre le parole sono usate in libertà. Accade di sentirne meditate e soppesate. Soprattutto quando sono vissute in prima persona. Così accade che in un luogo simbolo delle contraddizioni sociali torinesi come Porta Palazzo, nella sala della Pace del Sermig il Partito Democratico piemontese proponga un dibattito dal titolo criptico: ‘La [sicurezza]come diritto di libertà. Chi se ne occupa non ti preoccupa’. Il sottotitolo recita: “Dai Comuni al Parlamento politiche di sicurezza integrata”. Interventi autorevoli. L’ assessore all’urbanistica di Torino, Ilda Curti e la consigliera regionali Gianna Pentenero; il sindaco di Nichelino (comune alle porte di Torino), Giuseppe Catizzone o il neo assessore alle politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorano; la vice presidente della Circoscrizione Due di Torino, Luisa Bernardini e il magistrato Alessandro Sutera. Naturalmente c’è lo staff del partito con il segretario regionale in testa Gianfranco Morgando ed Emanuele Fiano del Forum nazionale della sicurezza del PD.
E però il PD ha fatto benissimo ad includere due esperti particolari. Due persone che con la propria esperienza e competenza testimoniano la fatica quotidiana di essere cittadini e poliziotti. E per buon peso anche sindacalisti. Forse è troppo anche per Batman.
Nicola Rossiello è il segretario regionale del Silp Cgil. Venticinque anni di carriera in polizia e altrettanti nel sindacato. Gianclaudio Vianzone, forse con qualche anno in più addosso, è segretario piemontese del Siulp che tra i sindacati degli operatori di polizia è il primo per nascita, e con il più alto numero di iscritti.
Dunque un convegno sulla ‘sicurezza’ osservata da profili diversi: urbanistica e sociale. Ma qui vogliamo dare voce alle riflessioni degli operatori di polizia che hanno dimostrato,semmai ce ne fosse bisogno, che c’è un problema di ruoli, di compiti e di finalità. In effetti, per usare le parole di Nicola Rossiello, che si dichiara “testimone diretto della radicale trasformazione delle politiche della sicurezza, da quando è diventata uno strumento politico speso soprattutto a fini elettorali”, c’è una alterazione di compiti. Un affaticamento delle strutture di polizia sempre più spinte verso attività che attengono più alla “repressione” e sempre meno al servizio al cittadino.
“Oggi la priorità non è la lotta alla mafia, attacca Nicola Rossiello, ma è il contrasto all’immigrazione clandestina. I risultati che abbiamo ottenuto contro le mafie, tanto sbandierati da questo governo, sono solo il frutto dell’impegno e del sacrificio degli operatori di polizia. La politica ha al massimo frenato queste attività”. E ancora: “La sofferenza, il disagio e l’umanità che emerge dalla quotidianità della nostra professione ci spinge a pensare, senza retorica, che la sicurezza sia un diritto al pari della sanità e dell’istruzione sul quale le prospettive politiche dovrebbero naturalmente convergere”. Ma così non è. Rossiello spiega che “Davanti a gravi episodi di criminalità spesso destra e sinistra si sono trovate allineate su posizioni simili. E le reazioni sono state limitate, limitanti e spesso dannose”. Per esempio sull’uso dei militari nei compiti di controllo del territorio. Un provvedimento tampone che Rossiello giudica “inadatto e umiliante”. Spiega il segretario del Silp Cgil che “Una democrazia come la nostra non può e non deve regredire su modelli appartenuti alle dittature sudamericane. Un paese democratico deve impegnare forze di polizia esclusivamente civili”. Ed è umiliante “perché il Ministro della Difesa, sulla scia dell’ansia di demolire le rappresentanze sindacali, arriva al punto di dichiarare che “i poliziotti non vanno per strada perché sindacalizzati”.
E che dire dei tagli al sistema sicurezza operati in finanziaria: “96,7 milioni nel 2012, 141,6 nel 2013 e 263,8 nel 2014 che si aggiungeranno al miliardo decurtato con la manovra 2008 per il triennio 2009-2011 e ai 650 della finanziaria 2010 per i tre anni successivi. Dal 2009 al 2014 perdiamo complessivamente 2 miliardi e 150 milioni”.
Il poliziotto sindacalista spiega che “Realizzare il governo del territorio significa intervenire sulle cause dell’insicurezza superando l’obsoleta idea di semplice controllo del territorio. Sono le politiche sociali adeguate il necessario strumento di prevenzione perché, se si pensa esclusivamente all’idea di controllo del territorio, la sicurezza produce costi elevatissimi, che nessun Paese può permettersi”.
“La vera prevenzione, spiega Rossiello, si fa dove l’insicurezza e la microcriminalità originano, nel disagio sociale e nella povertà”. L’insicurezza ha più bisogno di confronto che di contrasto. “Gli attori della sicurezza integrata dovrebbero affrontare la questione nelle sue diverse fasi, con il supporto sociale e opportune politiche di welfare, con l’attività di prevenzione, se necessario di repressione, con la vicinanza e la fiducia nelle Istituzioni, con l’impegno per superare una certa politica che governa il Paese”. Non sono le telecamere a ridare sicurezza ai nostri territori.
Dice Rossiello che “L’insicurezza che percepiamo è il prodotto di fattori diversi che passano attraverso l’influenza dei mezzi di comunicazione di massa che ci raccontano gli episodi di cronaca e quelli familiari con dovizia di particolari e tralasciano di raccontarci il perché enormi fette di questo paese sono in mano alla mafia e perché la corruzione è divenuta uno strato quasi irrinunciabile dell’economia”. Come non dargli ragione.
E infine la sicurezza integrata. “Nel corso degli anni, spiega il segretario del Silp, è accaduto che l’idea di integrare sia mutata in un percorso di inutile duplicazione di funzioni e di risorse. Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia locale spesso operano nel medesimo contesto e con le stesse funzioni. Integrare, come lo intendiamo noi, significa agire nella sicurezza con funzioni diverse, per un obiettivo condiviso, ognuno nel proprio ambito”.
Il segretario regionale del Siulp, Gianclaudio Vianzone, aggiunge ulteriori elementi di riflessione. Ci tiene ad affermare che “nulla deve essere dato per scontato. E dunque sottolineo il fatto che non si può parlare di legalità se non si torna a parlare di questione morale”. Giusta sottolineatura di un problema mai risolto.
Non solo. “Il sacrificio dei servizi pubblici a favore dei privati ha dimostrato come negli anni non si è migliorata la qualità ma non si sono neppure contenute le spese”. Nel merito, spiega Vianzone, si è “assistito ad una progressiva distruzione di reparti investigativi sul territorio favorendo lo sviluppo delle attività illecite connesse alla criminalità organizzata”. Questo è un problema serio. Laddove si lascia “spazio a strutture sovra ordinate come le Dia (Direzione Investigativo Antimafia nda) di fatto viene a mancare il controllo di base. Tutto questo in un contesto di grandi tagli economici che mettono le forze dell’ordine in difficoltà quotidiana”.
E ancora. Ci sono da fare serie riflessioni e correttivi legislativi sul sistema di reclutamento del personale. “Non é accettabile, afferma Vianzone,  che in un paese civile e democratico l’accesso alle forze di polizia sia solo più consentito a coloro che scelgono di prestare il servizio militare volontario”. Questo produce degli effetti distorti sui compiti tipici della polizia. “C’è una evidente difficoltà, spiega Vianzone, di interposizione culturale del modello formativo della gestione del conflitto tra chi ha regole d’ingaggio proprie dell’esercito e chi invece ha una formazione civile”.
Ma nel comparto sicurezza ci sono altre contraddizioni ancora insolute. Si chiede il segretario Siulp come sia stato possibile “strutturare negli anni, dal 2004, una Eurogendarmeria (www.eurogendfor.eu ndr), della quale fa parte anche l’arma dei Carabinieri, di cui pochi hanno cognizione e che ad oggi non consta dover seguire gli standard giuridici a cui si attengono ordinariamente le forze di polizia”. Stiamo parlando di un sistema di polizia che non risponde a nessun Parlamento e che può svolgere in assoluta autonomia qualsiasi attività. Un fatto di per sé inquietante.
E ancora: “Non è comprensibile quale sia il modello di riforma che l’attuale ministro degli Interni intende proporre per la Legge 121 del 1981 in materia di riforma della pubblica sicurezza. Le annose questioni sollevate dal sindacato del comparto in merito a formazione e qualificazione professionali sono annegate nell’attuale riduzione di risorse e soprattutto nel fatto che l’dea di una nuova polizia civile e democratica è stata osteggiata in ogni modo. Sarebbe l’ora, per chi vuole parlare di sicurezza integrata, sviluppare una chiara legge quadro per le polizie municipali che si trovano compresse in un ruolo promiscuo tra le vecchie competenze di vigili urbani e nuove incombenze senza garanzie di formazioni per questi lavoratori”.
Sempre per non dare nulla scontato, Vianzone, spiega che occorre “aumentare la sinergia tra le forze dell’ordine e la magistratura e maggior trasparenza e rispetto della legalità che però non può essere sempre e solo caricata sui tutori della legge ma deve recuperare un senso civico ed una responsabilità collettiva con una ferma condanna di ogni forma di illegalità e violenza”. Vianzone fa un esempio: “per esempio ripristinando la legalità nei cantieri nel mondo edile colpendo tutto lo sfruttamento del lavoro nero. Questo sarebbe già uno strumento di ripristino della legalità”. Come dire che sarebbe meglio tornare ad utilizzare la polizia municipale a compiti specifici territoriali piuttosto che affidargli compiti impropri.
L’idea è forte. “Un recupero democratico e non violento di forme di convivenza civile nella nostra società. Un percorso di dibattito sociale fondato sui principi espressi nella nostra Costituzione”. Infine il segretario del Siulp auspica di “Giungere ad un percorso di unificazione di Carabinieri e Polizia in un unico corpo civile e alla smilitarizzazione e sindacalizzazione della Guardia di Finanza sono un passaggio indispensabile per costruire un modello di legalità adeguato ai tempi e necessario per l’equilibrio democratico”.  Come dire: sarà un lavoro lungo ma non c’è altra strada e dobbiamo percorrerla tutti insieme.