Art.1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

lunedì 31 ottobre 2011

AFFRONTARE LA CRISI, SENZA ALIMENTARE LA PAURA

Il Ministro del Welfare, non perde l’occasione di preoccuparci. Lo ha fatto,di frequente, ogni qualvolta ha stravolto il mondo del lavoro attaccandone il sistema dei diritti.
Adesso, in previsione ed in preparazione della riforma dell’articolo 18, rilascia dichiarazioni gravi: “Basta creare tensioni sulla riforma del lavoro che possono portare a nuove stagioni di attentati”:
E’ ancora sulla paura che si fonda la strategia della destra di imporre provvedimenti iniqui che non risolvono, anzi conducono progressivamente ad una crisi sempre più profonda? Ci chiediamo dove siano stati raccolti così preoccupanti segnali e quale fondamento abbiano.
Forzare i toni, come accade anche per la TAV, serve solo a complicare un clima difficile e faticoso per coloro i quali, come i lavoratori di polizia, sono costretti da una politica inadeguata al confronto di piazza con chi manifesta.
Il vero timore di questo Paese è che l’impoverimento, l’esclusione, la privazione dei diritti e del futuro abbiano il sopravvento. Oggi si sta realizzando l’incontro di queste istanze sulla stessa piazza, con sempre maggiore frequenza, oltre i confini dei partiti politici.
Al Paese serve una presa di coscienza sulle reali possibilità di agire su una crisi che questo governo non sa affrontare. Alimentare la paura e il disagio sociale è l’ultima cosa di cui abbiamo necessità.


Nicola Rossiello

domenica 16 ottobre 2011

Il comunicato stampa per la manifestazione degli "Indignati", sabato 15 ottobre 2011 a Roma

Pubblichiamo di seguito la dichiarazione del Segretario Regionale del SILP per la CGIL Piemonte, Nicola Rossiello

Condanniamo, senza riserve, le azioni violente messe in atto ieri pomeriggio al solo scopo di oscurare la legittima quanto pacifica manifestazione di Roma. Analoghe manifestazioni si sono svolte con successo, senza conseguenze, in più di novecento città del mondo. La violenza di pochi ha impedito a lavoratori privati dei propri diritti, a giovani preoccupati per il loro futuro, a cittadini che credono nella democrazia, anche agli stessi lavoratori di polizia, allarmati da pericolosi tagli alle risorse del settore, di esprimere la propria critica nei confronti di una crisi economica che affonda le sue radici nella debolezza di una politica sottomessa agli interessi finanziari e speculativi mondiali.

Condividiamo, perché da noi ribadita in tante occasioni, la tesi del Capo della Polizia, ripresa dall’Agenzia TMNews solo il 13 di ottobre scorso, secondo il quale: "Noi siamo in piazza non per contrastare i manifestanti, ma per assicurare loro la libertà di espressione garantita dalla Costituzione". "L'ordine pubblico è una materia sensibile che tocca problemi reali del Paese e che oggi spesso vede le forze dell'ordine chiamate a svolgere compiti di supplenza alla politica che manca di affrontare, che affronta male, questioni sociali complesse".
Un’interpretazione della realtà che ben si adatta alla storia ed agli eventi dell’ultimo decennio del nostro Paese e che i lavoratori di polizia nel nostro capoluogo percepiscono particolarmente per ciò che sta avvenendo in Valle di Susa, presso il cantiere del TAV.

Alle lavoratrici e ai lavoratori della sicurezza rimasti feriti negli scontri, ai manifestanti pacifici, a tutti coloro che fanno della non violenza una ragione di confronto nella democrazia consegniamo la solidale vicinanza del SILP per la CGIL Piemonte.

Torino, 16 ottobre 2011


lunedì 10 ottobre 2011

I LAVORATORI DI POLIZIA DEL SILP CGIL PIEMONTE CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO



Il conflitto di interessi del Presidente del Consiglio ed i suoi problemi giudiziari non possono costituire l'occasione per mettere il bavaglio all'informazione e per impedire il corso della giustizia. Se la legge venisse approvata, verrebbe meno la libertà di informazione e questo sito informativo sindacale patirebbe un grave pregiudizio. Per questi motivi diciamo NO ALLA LEGGE BAVAGLIO e all'approvazione di norme contrarie all'interesse dei cittadini di questo Paese.





martedì 4 ottobre 2011

CROLLO PALAZZINA A BARLETTA, DECEDUTE CINQUE LAVORATRICI

Lavoravano in nero, senza contratto, le cinque operaie morte nel crollo della palazzina Barletta. Prendevano al massimo 4 euro. Lavoravano per sopravvivere, per pagare affitti, mutui, benzina. Ancora una tragedia del lavoro che ha colpito vittime costrette da regole inique e da un’economia crudele. La crisi economica sta cancellando i diritti dei lavoratori.

 

Crollo Palazzina: CGIL, applicare regole sicurezza
4 ott 2011 - “Un'ulteriore tragica dimostrazione di come non basta scrivere le regole sulla carta, queste vanno applicate con celerità ed efficacia”. Lo afferma il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere, in merito al crollo della palazzina ieri a Barletta e nel cui scantinato si trovava un laboratorio tessile, nell'esprimere “il cordoglio della CGIL nei confronti dei familiari delle vittime”.
“Tutelare la sicurezza dei cittadini e il lavoro - aggiunge il sindacalista - è un dovere degli organismi preposti alla vigilanza e alla prevenzione. Tocca alla Magistratura ricostruire le cause e le responsabilità ma non è più accettabile che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro siano considerate alla stregua di un qualunque adempimento burocratico”.
Infine, conclude Scudiere, “se corrispondesse al vero che quella costruzione era già stata considerata a rischio, a maggior ragione è incomprensibile l'assenza di azioni preventive e di controllo da parte degli organi competenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”. 

Una tragedia che, come spiega Gianni Forte, Segretario Generale della CGIL Puglia, "si sarebbe potuta evitare. I morti sul lavoro sono sempre evitabili".Infatti, prosegue Fotrte, "quelle lavoratrici avrebbero certamente fatto a meno  di lavorare senza diritti, in condizioni di scarsa sicurezza e addirittura in locali pericolanti, se avessero trovato l’opportunità di un lavoro migliore e tutelato"

Quante donne a Barletta come in Puglia, domanda Forte, lavorano ancora in quelle condizioni? "Nella realtà dove più alto risulta il tasso di disoccupazione femminile, si lavora in nero. Questa è la realtà! Così non si può continuare. Servono atti concreti che diano il senso del possibile cambiamento. Quello che fa il Governo nazionale invece va in direzione opposta, all’insegna dell’idea che deregolamentando il lavoro e il sistema di tutele è possibile rilanciare l’occupazione e sostenere il sistema produttivo".
Prosegue severo il giudizio del dirigente sindacale. "Si taglia la spesa pubblica rendendo anche meno efficace la lotta all’evasione e contro l’illegalità. Non si investe per la crescita e per una politica industriale che sappia sostenere l’innovazione e la creazione di buona occupazione, a partire dal Sud". Ma proseguono anche le domande senza risposta. "C’è davvero qualcuno disposto a credere che un maglificio ubicato in un sotterraneo possa rappresentare il modello di sistema produttivo a cui ispirarsi? E che un lavoro qualsiasi, sottopagato ed in nero possa rappresentare l’aspettativa di tanti giovani e donne che pagano maggiormente il peso della crisi?".
"Serve - ha concluso Forte - una svolta e le istituzioni devono fare in modo di favorirla. Non bastano più le parole di circostanza. La CGIL esprime la sua vicinanza alle famiglie delle lavoratrici decedute e in nome loro continuerà la battaglia per un lavoro sicuro e dignitoso per tutti".
Crollo Palazzina: CGIL, lavoratrici in nero aggrava responsabilità
4 ott 2011 - “La notizia che le lavoratrici del laboratorio tessile di Barletta, decedute per il crollo di un palazzina, lavorassero in nero aggrava ancora di più il quadro delle responsabilità”. E' quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, nel sottolineare che le responsabilità si aggravano “in una situazione che può risultare paradossale se si pensa sia alle segnalazioni sulla tenuta della stabilità della struttura, e al non controllo di quest'ultima, sia alle condizioni di lavoro all'interno del laboratorio”.
Per Scudiere, inoltre, “quella del lavoro nero è l'altra faccia di questa crisi che rappresenta, specie nel Mezzogiorno d'Italia, l'unica possibilità di lavoro. Ed è in questo senso che il governo nazionale, invece dei proclami, farebbe bene a fronteggiare le situazioni di crisi occupazionale: se non trovano soluzione il rischio che si corre è quello di vedere nel lavoro nero ancora di più l'unica possibilità esistente. Bisogna agire - aggiunge - prima che l'economia diventi controllo esclusivo della criminalità organizzata. Le vittime di Barletta diventano così un simbolo della lotta contro il precariato e il lavoro nero, contro il caporalato e la criminalità organizzata”, conclude Scudiere.