Art.1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

lunedì 24 dicembre 2012

Buone feste e sereno 2013


Si chiude un anno difficile caratterizzato da una forte recessione che ha messo a dura prova il Paese e noi tutti. 
L'augurio del SILP CGIL Piemonte è che nel 2013 si formi un governo capace di affrontare la crisi riavviando giuste politiche per il lavoro e per la ripresa. Una ripresa che sappia realizzare una società equa, sostenibile, partecipata. 
Il 2013 ci vedrà ancora e sempre meglio impegnati con l'obiettivo di promuovere democrazia, equità e diritti nella solidarietà che appartiene al sindacato. 
Chi sta con il SILP CGIL non cammina da solo, è il mio impegno personale e dell'Organizzazione nei confronti di tutti gli iscritti. Buone feste e sereno 2013.
Nicola Rossiello

sabato 22 dicembre 2012

Contrastare le politiche della Giunta Cota su SANITA' ASSISTENZA e SERVIZI PUBBLICI

Mentre la crisi morde sempre più forte: aumentano le persone disoccupate, quelle licenziate e quelle in CIG. Aumenta la povertà e l’incertezza per larga parte della popolazione; proprio nel momento in cui le persone avrebbero bisogno di avere delle reti pubbliche di protezione, si procede a smantellare un sistema universale di diritti!  Senza criteri oggettivi, senza ridurre sprechi e privilegi con lo scopo di far quadrare i conti e con l’obiettivo dichiarato di ridurre la presenza dei servizi pubblici:
  • si chiudono ospedali, senza un vero progetto di riconversione lasciando prive di continuità di cura e di assistenza centinaia di persone e senza aumentare i servizi territoriali;
  • i posti liberi nelle residenze per anziani non autosufficienti rimangono vuoti perché tagliano le risorse, mentre aumentano le liste di attesa e si chiedono alle famiglie più contributi;
  • il taglio al personale (-2.000 dipendenti in Piemonte) ha prodotto più disoccupazione e l’aumento delle liste di attesa per visite specialistiche, di diagnostica e per i ricoveri ospedalieri;
  • non si pagano o lo si fa in forte ritardo i fornitori di servizi, si tagliano gli appalti, si riducono le risorse alle ASL, ai Consorzi, alle Comunità montane, agli Enti strumentali, alle partecipate regionali, ai Parchi e, in alcuni casi, si prevedono chiusure definitive.
Si vuole privatizzare? Si pensa a servizi di qualità solo per chi può pagare?
NO! non è così che si riduce la spesa, così si riducono i diritti e le tutele e si aumenta il numero di disoccupate/i.
Cambiare, risparmiare, rendere più efficace ed efficiente il sistema si può, ma non seguendo la strada che è stata scelta da Regione e Governo.
Il SILP CGIL si mobilita insieme alla CGIL per una sanità equa e giusta, soprattutto in tempo di crisi, a difesa dei soggetti più esposti ai suoi effetti.

giovedì 20 dicembre 2012

Anche l'OCSE denuncia il differenziale di genere nel lavoro e nei salari - Una realtà che appartiene anche alla nostra professione

Nei giorni scorsi l'OCSE ha presentato il rapporto “Chiudere il gap di genere: agire ora” (“Closing the Gender Gap: Act Now”) relativo alle persistenti differenze nella partecipazione al mercato del lavoro, nei ruoli dirigenziali e imprenditoriali e nelle condizioni salariali per le donne nei 34 paesi membri dell'Organizzazione. Il rapporto mostra come, nella media dei paesi OCSE, a parità di lavoro e di posizione professionale le donne guadagnino il 16% in meno degli uomini. Differenza che sale al 21% nelle posizioni professionali più alte. Ancora, la media della differenza salariale tra uomini e donne in famiglie con uno o più figli sale al 22%, mentre scende al 7% per le coppie senza figli.
Le donne, in generale, pagano una penalizzazione salariale per avere figli, con una punta massima del 14% in Corea del Sud, mentre questa tendenza sarebbe quasi inesistente in Spagna ed in Italia, dove, secondo i dati OCSE, il gap salariale sarebbe tra i più bassi. Ma questo dato “positivo” sarebbe, in realtà, il risultato dell'abbandono del mercato del lavoro da parte di una quota consistente di donne che riceverebbero i salari più bassi. L'Italia, infatti, è tra i fanalini di coda nella partecipazione femminile al mercato del lavoro: solo il 51% contro una media OCSE del 65%. Solo due paesi dell'OCSE, Turchia e Messico, hanno un tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro più basso di quello italiano. L'OCSE sottolinea l'importanza delle politiche dell'istruzione e della formazione, dei servizi sociali e della tassazione per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per il raggiungimento dell'eguaglianza salariale con i maschi. E, ancora una volta, le condizioni in Italia non sono particolrmente favorevoli: meno del 30% dei bambini sotto i tre anni usufruisce dei servizi per l'infanzia e il 33% delle donne italiane sono costrette al part-time per conciliare lavoro e responsabilità familiari, contro una media OCSE del 24%. Anche nel settore manageriale ed imprenditoriale il differenziale di genere è elevato: nel 2010 le donne erano un terzo dei manager e solo il 7% dei membri dei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa; nello steso anno le donne rappresentavano il 22% degli imprenditori con dipendenti, ma il loro reddito era solo la metà di quello dei maschi nella stessa categoria sociale. Secondo l'OCSE, se, a parità di altre condizioni, nel 2030 il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro raggiungesse quello maschile, la forza lavoro italiana crescerebbe del 7% e il PIL procapite salirebbe dell'1% all'anno.
Scheda del rapporto relativo all'Italia: Closing_the_Gender_Gap-Italy_FINAL1212.pdf [Genere]
Informazioni più dettagliate sull'intero rapporto: www.oecd.org/Informazioni dettaggender/closingthegap.htm
Un importante documento della CGIL nazionale sulle differenze di genere. Una questione che sentiamo nostra perchè ci riguarda direttamente. Anzi, se possibile, per noi ancora peggiore. Da sempre, insieme alla CGIL contrastiamo quella strategia silente che dall’inizio del decennio passato ha inteso, come dichiarato da alcuni esponenti politici, di “impedire l’estrema femminilizzazione della Polizia di Stato”, e ha portato la nostra Istituzione a ridimensionare l’organico femminile costringendolo a percentuali di circa il 10% del totale. E' il risultato degli effetti perversi del reclutamento tramite esercito.
Nel passaggio ai ruoli della Polizia di Stato, a causa di una presenza femminile non superiore al 3% nell’esercito, si realizza una conseguente progressiva riduzione dell’organico di proporzioni rilevanti e indebolisce la piena partecipazione delle donne alla vita di comunità.
Analoghe organizzazioni, e mi riferisco ad esempio, al Corpo della Polizia Municipale di Torino, in alcuni anni, hanno realizzato una effettiva parificazione delle quote di genere.
Nicola Rossiello

domenica 16 dicembre 2012

Carceri: Severino interrompa l'emorragia di Poliziotti dagli istituti e la loro umiliazione, si continuano a distogliere agenti dalle loro funzioni, adesso anche per imbiancare i muri

Pubblichiamo il comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil 

Roma, 12 Dicembre 2012 - Abbiamo appreso che negli uffici del Ministero della Giustizia di via Arenula assegnati al vertice della Polizia Penitenziaria e al personale del Corpo, che garantisce il servizio scorte e la sorveglianza del palazzo, sono state e continuano a essere trasferite, malgrado le disposizioni impartite dal Ministro Severino, numerose altre unità di Polizia Penitenziaria provenienti dal Polo Logistico di Rebibbia. Un struttura praticamente nuova e perfettamente funzionale che non capiamo per quale ragione debba essere abbandonata. Tutto questo in assenza di criteri trasparenti e oggettivi di scelta e senza il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali del personale. Parliamo di circa 370 poliziotti che, di fatto, sono stati sottratti agli istituti penitenziari da cui provengono, come noto in grande difficoltà operativa e funzionale. Ma la Corte dei Conti non aveva sollecitato un diverso e più consono impiego del personale della Polizia Penitenziaria? Inoltre ci risulta che per tinteggiare i muri di taluni di quegli uffici sono stati incredibilmente impiegati poliziotti in servizio nella stessa sede, sottratti anche in questo caso ai propri compiti istituzionali, non si capisce a che titolo e se eventualmente utilizzando pressioni o promesse. Impegnare appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria per simili attività è non solo mortificante per l’intero Corpo, ma viola praticamente tutte le normative che sanciscono il corretto impiego dei poliziotti penitenziari, oltre che quelle altrettanto vincolanti per l'amministrazione che normano la ristrutturazione e gli interventi di natura manutentiva per i luoghi della pubblica amministrazione.
Chiediamo alla Ministra Paola Severino di ripristinare corrette relazioni sindacali, di aprire una riflessione complessiva sulle modalità di gestione del personale e di porre immediato rimedio a questo affronto alle condizioni delle nostre carceri, tutelando la dignità di quegli agenti e di tutto il Corpo di Polizia Penitenziaria.

mercoledì 5 dicembre 2012

Pensioni, esodati fanno causa al ministero per danno morale: nel mirino la riforma Fornero

Un atto doveroso da parte dei tanti esodati che fanno causa al ministero del Lavoro per danno morale. L'azione di è stata affidata allo studio legale Alleva di Bologna.
Il comitato nazionale contributori volontari ha dato mandato di intentare la causa ad un tribunale civile di Roma. È «un procedimento simbolico - dice l'avvocato Francesco Alleva - ma non escludiamo di trovare un giudice che ci liquidi un risarcimento». Verrà anche presentato un ricorso alla Corte Costituzionale. 
Gli esodati chiedono il riconoscimento di un danno «da emozione» anche a causa dello stillicidio di cifre a cui sono stati sottoposti. Al ministero della Fornero viene, pertanto, contestata come è stata gestita la comunicazione. «Lo stesso ministro - prosegue il legale - dopo un braccio di ferro con l'Inps ha detto che avevano sbagliato i numeri». Quindi la causa si baserà su «come è stato comunicato: ci sono persone che lo hanno vissuto molto male, alcuni hanno fatto anche brutti gesti», fa notare Alleva. L'idea, ancora da precisare, è di fissare una quota di diecimila euro a esodato: per duecento persone, due milioni. «Chi governa - prosegue - non può gestire la gente in maniera approssimativa, bisogna mettersi nei panni».
Lo studio Alleva, specializzato in diritto del Lavoro, punta all'impugnazione della riforma Fornero sotto il profilo della legittimità costituzionale. «La soluzione alla questione esodati viola palesemente l'art. 338 della Costituzione», spiega l'avvocato. Fino ad oggi « sacrifici si sono sempre chiesti a persone che lavorano», ad esempio allungando i tempi per andare in pensione. «Non era mai accaduto invece che si chiedessero a disoccupati». Gli esodati sono senza lavoro e «contribuiscono volontariamente per raggiungere la fatidica età della pensione».

lunedì 3 dicembre 2012

Balbis, dove la caldaia non si accende con la tessera!

La vera storia del nuovo impianto di rsicaldamento della caserma Balbis la raccontiamo con documenti alla mano e, soprattutto, dopo la scadenza delle disdette del 31 ottobre, in modo che non vi siano dubbi su quanto il "fare sindacato" del SILP CGIL vada al di là del "fare tessere".

La fama di essere un'Organizzazione coraggiosa, attenta ai diritti dei lavoratori, puntuale nell'azione di rivendicazione, immune da qualsiasi dipendenza legata a logiche del tesseramento non ce la siamo inventata noi; le logiche del tesseramento fini a se stesse sarebbero in contrasto con una "cultura sindacale" che ci appartiene e che è appartenuta alla storia centenaria della CGIL in seno alla quale svolgiamo un importante ruolo di protezione del lavoro dal libero e incondizionato funzionamento della nostra Amministrazione attraverso un'opera incessante di costruzione e ricostruzione della solidarietà nel lavoro e tra i lavoratori, con la pratica quotidiana fatta dall’impegno concreto di rappresentanza e di contrattazione. Non abbiamo mai sostenuto la nostra supremazia etica o morale, ringraziamo, però, chi si agita per fare emergere quella culturale. 
Non consentiamo a nessuno di raccontare fatti che non trovano riscontro, che hanno il solo obiettivo di gettare discredito su un'organizzazione sindacale e sui lavoratori che vi aderiscono, cercando invano di umiliare tutti coloro che sacrificano il proprio tempo e le proprie risorse esclusivamente in favore dei lavoratori. 
All'interno della Caserma Balbis il riscaldamento non si accende con la tessera sindacale. Lì operano non solo lavoratori nostri iscritti - senza differenza tra poliziotti e civili!!! - ma anche quelli iscritti ad altre organizzazioni, tutti accomunati dalla sofferenza di dover operare al freddo.
E' per questo che noi del SILP CGIL, senza chiedere nulla in cambio, abbiamo instaurato una vertenza contro la Prefettura di Torino, insieme a CGIL-CISL-UIL del personale civile dell'Interno, per il ripristino dell'impianto di riscaldamento della Caserma Balbis.
Non era ottobre, ma febbraio scorso quando noi del SILP CGIL, UIL Polizia e le rappresentanze della CGIL, CISL e UIL  dei lavoratori dell’Amministrazione civile dell’Interno incontravamo il Prefetto per trovare una soluzione – la nota pubblicata allora è ancora reperibile al link del nostro sito web.
Il 21 marzo 2012 abbiamo partecipato, in Prefettura, al "tentativo di conciliazione" previsto dalla vigente normativa, per garantire la tutela dei lavoratori dell’Amministrazione civile dell’Interno e dei poliziotti della Balbis. Peraltro, la vertenza è in piedi dal 2009! In quella sede, io personalmente, ho dichiarato che in forza delle vigenti normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro i lavoratori avrebbero rifiutato di accedere ai luoghi di lavoro e solo il sacrosanto diritto di sciopero del personale civile, e lo stato di agitazione dichiarato, ha permesso di spingere il Dipartimento della PS a stanziare, nel mese di maggio 2012, la somma di 400.000 euro nonostante l'intransigenza iniziale.
Pertanto è evidente che lo scopo è stato raggiunto esclusivamente grazie al nostro impegno, in virtù del quale si è potuto procedere all’effettuazione della gara d’appalto. 
Il ripristino dell'impianto di riscaldamento si effettua in questi giorni perchè noi abbiamo saputo stare accanto ai lavoratori con lealtà, impegno e responsabilità, ma soprattutto senza clamore, senza sceneggiate e lacrime, ma semplicemente perchè per noi la tutela è doverosa e, per questa particolare circostanza, vogliamo dimostrarlo rendendo pubblica parte della documenti della vertenza affinchè tutti sappiano chi effettivamente dice la verità e chi davvero si è speso per i lavoratori.
A quest' ultimi il giudizio finale, a noi l'orgoglio della lealtà e non della supremazia etica e morale, ma culturale. Ci piace costruire, giorno dopo giorno, un'organizzazione matura e seria. Una maturità che emerge nel passaggio tra il fare le cose per gratificare esclusivamente se stessi e farle per gli altri, come ci ha insegnato Vittorio Foa: “Pensare agli altri, oltre che a se stessi, pensare al futuro, oltre che al presente".
Nicola Rossiello






 
 



























Una tantum: il decreto ministeriale


Pubblichiamo il testo del Decreto Ministeriale e la relazione tecnica illustrativa trasmessi dall'Ufficio per le Relazioni Sindacali del Dipartimento della PS in data odierna.

sabato 1 dicembre 2012

Fisco - I migranti pagano oltre 6 miliardi di tasse

I risultati di una ricerca della Fondazione Leone Moressa. Nel 2010 oltre 2 milioni di contribuenti nati all'estero hanno pagato 6,2 miliardi di euro di imposta netta. Le tasse sono aumentate del 4,3% annuo. Ai primi posti Lombardia, Lazio e Veneto.

Oltre 2 milioni di contribuenti nati all'estero nel 2010 hanno pagato 6,2 miliardi di euro di imposta netta. In termini percentuale gli stranieri rappresentano il 6,8% del totale dei contribuenti nati all'estero e l'ammontare totale delle tasse che pagano costituisce il 4,1% dell' imposta netta pagata complessivamente in Italia. Se, rispetto al 2009, i contribuenti stranieri sono diminuiti dell'1%, l'ammontare dell'imposta da loro pagata è invece aumentata del 4,3%. È quanto emerge da uno studio della Fondazione Leone Moressa sul comportamento fiscale degli immigrati.

"La maggioranza dei contribuenti stranieri - spiega la Fondazione in una nota - sono concentrati in Lombardia (21,1%), in Veneto (11,9%) e in Emilia Romagna (11,1%). Se si analizza, invece, il peso degli stranieri che hanno pagato l’imposta netta rispetto al totale dei contribuenti che hanno pagato l’Irpef, si nota come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia siano le due regioni che mostrano la maggiore incidenza: in entrambe le aree, su dieci soggetti che pagano le imposte sui redditi, 1 è straniero. Subito dopo si trovano regioni quali il Veneto (8,9%), L’Emilia Romagna (8,6%) e la Liguria (8,3%)".
Ma quanto pagano i migranti? Risponde ancora la Fondazione: "Per quanto concerne l’ammontare delle tasse pagate,la Lombardia è quella che presenta il gettito più alto: oltre 1,6 miliardi di euro, seguita dal Lazio (746 milioni) e dal Veneto (644 milioni). Se a livello nazionale gli stranieri contribuiscono per il 4,1% del gettito complessivo Irpef, in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige la percentuale arriva, rispettivamente, al 7,2% e al 6,4%. Anche in questo caso nelle aree meridionali tale peso diminuisce - aggiunge la ricerca -. L’imposta netta media pagata dai contribuenti stranieri nel 2010, è di 2.956 euro contro i 4.974 euro dei contribuenti nati in Italia, vale a dire 2mila euro in meno".

ISTAT: è boom disoccupazione. Urgente piano straordinario per i giovani

Cifre da capogiro per la disoccupazione in Italia che ad ottobre raggiunge l'11,1% e il 36,5% per i giovani. Per la CGIL è sempre più urgente “interrompere la spirale recessiva con un piano straordinario per l'occupazione giovanile e cambiare la legge di stabilità”. Il 2013 afferma Camusso "sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno più pesante della crisi”

Per l'occupazione in Italia il peggio deve ancora venire. E' quanto emerge dai dati diffusi oggi dall'ISTAT su occupati e disoccupati nel nostro Paese, che dimostrano come la disoccupazione ad ottobre sia salita all'11,1% e per i giovani (15-24 anni) al 36,5%.

“Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno più pesante della crisi” ha avvertito il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso a margine di un convegno sulla 'Maternita' negata, sottolineando come i dati ISTAT “confermano che l'effetto recessivo delle politiche economiche è molto profondo” e sul 2013 avrà “un effetto moltiplicatore”.

Un quadro drammatico quello descritto dall'Istituto nazionale di statistica con un tasso di disoccupazione che ad ottobre cresce di 0,3 punti percentuali su settembre e di 2,3 punti su base annua per un totale di 2 milioni e 870 mila disoccupati. Un numero record che, fa sapere l'ISTAT, deriva da un aumento del 3,3% su base mensile, con quasi cento mila persone in più alla ricerca di un impiego rispetto a settembre (+95 mila), mentre su base annua si contano 644 mila disoccupati in più, con un rialzo del 28,9%.

Numeri, quelli dell'istituto statistico, che per il segretario confederale della CGIL, Serena Sorrentino, rendono sempre più urgente “interrompere la spirale recessiva con un piano straordinario per l'occupazione giovanile”. La dirigente sindacale si dice preoccupata perchè dai dati emerge chiaramente come “l'area della disoccupazione strutturale stia crescendo a ritmi sostenuti. La dimostrazione lampante – prosegue - di come il governo dei tecnici non abbia lavorato sulla crescita mentre continuiamo a non avere uno straccio di politica industriale: le vertenze al Ministero dello Sviluppo economico rimangono tutte inesorabilmente irrisolte”. Inoltre, osserva ancora Sorrentino, “il ministro Passera ha puntato sulle start up innovative che di innovativo hanno solo l'introduzione delle deroghe ai contratti a tempo determinato che infatti possono essere senza causale per 4 anni”.

Secondo la dirigente sindacale poi, “con un tale livello di disoccupazione, la domanda di sostegno al reddito crescerà, senza dimenticare che se non riparte l'occupazione ci sarà meno gettito fiscale e meno reddito disponibile per le famiglie, con tutto ciò che ne deriva in negativo in termini di finanza pubblica e consumi”. Per questo, conclude Sorrentino, “bisogna interrompere la spirale recessiva con un piano straordinario per l'occupazione giovanile. Bisogna cambiare la legge di stabilità e fare una diversa politica fiscale altrimenti le nuove generazioni moriranno d'austerità”.