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sabato 7 dicembre 2013

Dati Censis Lavoro: ora l'Italia ha davvero paura

Nel 47° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2013, il Censis certifica che sono 6 milioni gli occupati che hanno a che fare con la precarietà, ai quali si aggiungono 4,3 milioni che non trovano lavoro. Raddoppiati gli italiani emigrati'Il 2013 si chiude con la sensazione di una dilagante incertezza sul futuro del lavoro”: lo dice il Censis, nel 47° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2013. Secondo l'Istituto il 14% dei lavoratori teme di perdere il posto. “Sono quasi 6 milioni gli occupati che si trovano a fare i conti con situazioni di precarieta' lavorativa', ai quali si aggiungono 4,3 milioni che non trovano un'occupazione”.

Se anche nel 2013 è proseguita l'emorragia di posti di lavoro tra i giovani, con una perdita netta nel primo semestre di 476mila occupati (-8,1%), che si sommano al milione e mezzo circa bruciati dall'inizio della crisi, anche nella fascia d'età successiva, tra i 35 e i 44 anni, il numero degli occupati è diminuito di quasi 200mila unità, registrando una contrazione del 2,7%.

"La perdita del lavoro costituisce tuttavia solo una, benché la più grave, delle diverse problematiche con cui gli italiani sono stati costretti a confrontarsi negli ultimi anni", osserva il Censis. Sono quasi 6 milioni gli occupati che nell'ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa.

Un'area di disagio che rappresenta il 25,9% dei lavoratori e che può essere riconducibile all'instabilità lavorativa (che interessa una platea di 3,5 milioni di persone tra lavoratori a termine, occasionali, collaboratori e finte partite Iva) e alla sottoccupazione (relativa ai 2,8 milioni che vorrebbero lavorare più di quanto non facciano, ma non riescono per motivi che non dipendono da loro: tra questi vi sono 2.219.000 part-time involontari, ma anche cassaintegrati).

Ma gli occupati non sono i soli che vivono in condizione di incertezza e sfiducia rispetto al lavoro. Ai 6 milioni di lavoratori si aggiungono, infatti, più di 4,3 milioni di italiani che non riescono a trovare un'occupazione, pure desiderandola: 2,7 milioni sono quelli che cercano attivamente un lavoro, ma non riescono a trovarlo, un universo di lavoratori che dallo scoppio della crisi è quasi raddoppiato (+82% tra il 2007 e il 2012); ben 1,6 milioni sono invece coloro che, pur disponibili a lavorare hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego perché convinti di non trovarlo.

Anche per questo riprende l'emigrazione: oltre confine ci sono oltre 4,3 milioni di connazionali: nell'ultimo decennio il numero di cittadini che si sono trasferiti all'estero è più che raddoppiato, passando dai circa 50.000 del 2002 ai 106.000 del 2012 (+115%). Ma è stato soprattutto nell'ultimo anno che l'incremento si è accentuato (+28,8%). Nel 54,1% dei casi si è trattato di giovani con meno di 35 anni.

Secondo un'indagine del Censis, circa 1,130 milioni di famiglie italiane (il 4,4% del totale) hanno avuto nel corso del 2013 uno o più componenti residenti all'estero. A questa quota si aggiunge un altro 1,4% di famiglie in cui uno o più membri sono in procinto di trasferirsi. Chi se ne è andato lo ha fatto per cercare migliori opportunità di carriera e di crescita professionale (il 67,9%), per trovare lavoro (51,4%), per migliorare la propria qualità della vita (54,3%), per fare un'esperienza di tipo internazionale (43,2), per lasciare un Paese in cui non si trovava più bene (26,5%), per vivere in piena libertà la propria vita sentimentale, senza essere vittima di pregiudizi o atteggiamenti discriminatori, come nel caso degli omosessuali (12%).