Art.1

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martedì 4 ottobre 2011

CROLLO PALAZZINA A BARLETTA, DECEDUTE CINQUE LAVORATRICI

Lavoravano in nero, senza contratto, le cinque operaie morte nel crollo della palazzina Barletta. Prendevano al massimo 4 euro. Lavoravano per sopravvivere, per pagare affitti, mutui, benzina. Ancora una tragedia del lavoro che ha colpito vittime costrette da regole inique e da un’economia crudele. La crisi economica sta cancellando i diritti dei lavoratori.

 

Crollo Palazzina: CGIL, applicare regole sicurezza
4 ott 2011 - “Un'ulteriore tragica dimostrazione di come non basta scrivere le regole sulla carta, queste vanno applicate con celerità ed efficacia”. Lo afferma il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere, in merito al crollo della palazzina ieri a Barletta e nel cui scantinato si trovava un laboratorio tessile, nell'esprimere “il cordoglio della CGIL nei confronti dei familiari delle vittime”.
“Tutelare la sicurezza dei cittadini e il lavoro - aggiunge il sindacalista - è un dovere degli organismi preposti alla vigilanza e alla prevenzione. Tocca alla Magistratura ricostruire le cause e le responsabilità ma non è più accettabile che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro siano considerate alla stregua di un qualunque adempimento burocratico”.
Infine, conclude Scudiere, “se corrispondesse al vero che quella costruzione era già stata considerata a rischio, a maggior ragione è incomprensibile l'assenza di azioni preventive e di controllo da parte degli organi competenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”. 

Una tragedia che, come spiega Gianni Forte, Segretario Generale della CGIL Puglia, "si sarebbe potuta evitare. I morti sul lavoro sono sempre evitabili".Infatti, prosegue Fotrte, "quelle lavoratrici avrebbero certamente fatto a meno  di lavorare senza diritti, in condizioni di scarsa sicurezza e addirittura in locali pericolanti, se avessero trovato l’opportunità di un lavoro migliore e tutelato"

Quante donne a Barletta come in Puglia, domanda Forte, lavorano ancora in quelle condizioni? "Nella realtà dove più alto risulta il tasso di disoccupazione femminile, si lavora in nero. Questa è la realtà! Così non si può continuare. Servono atti concreti che diano il senso del possibile cambiamento. Quello che fa il Governo nazionale invece va in direzione opposta, all’insegna dell’idea che deregolamentando il lavoro e il sistema di tutele è possibile rilanciare l’occupazione e sostenere il sistema produttivo".
Prosegue severo il giudizio del dirigente sindacale. "Si taglia la spesa pubblica rendendo anche meno efficace la lotta all’evasione e contro l’illegalità. Non si investe per la crescita e per una politica industriale che sappia sostenere l’innovazione e la creazione di buona occupazione, a partire dal Sud". Ma proseguono anche le domande senza risposta. "C’è davvero qualcuno disposto a credere che un maglificio ubicato in un sotterraneo possa rappresentare il modello di sistema produttivo a cui ispirarsi? E che un lavoro qualsiasi, sottopagato ed in nero possa rappresentare l’aspettativa di tanti giovani e donne che pagano maggiormente il peso della crisi?".
"Serve - ha concluso Forte - una svolta e le istituzioni devono fare in modo di favorirla. Non bastano più le parole di circostanza. La CGIL esprime la sua vicinanza alle famiglie delle lavoratrici decedute e in nome loro continuerà la battaglia per un lavoro sicuro e dignitoso per tutti".
Crollo Palazzina: CGIL, lavoratrici in nero aggrava responsabilità
4 ott 2011 - “La notizia che le lavoratrici del laboratorio tessile di Barletta, decedute per il crollo di un palazzina, lavorassero in nero aggrava ancora di più il quadro delle responsabilità”. E' quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, nel sottolineare che le responsabilità si aggravano “in una situazione che può risultare paradossale se si pensa sia alle segnalazioni sulla tenuta della stabilità della struttura, e al non controllo di quest'ultima, sia alle condizioni di lavoro all'interno del laboratorio”.
Per Scudiere, inoltre, “quella del lavoro nero è l'altra faccia di questa crisi che rappresenta, specie nel Mezzogiorno d'Italia, l'unica possibilità di lavoro. Ed è in questo senso che il governo nazionale, invece dei proclami, farebbe bene a fronteggiare le situazioni di crisi occupazionale: se non trovano soluzione il rischio che si corre è quello di vedere nel lavoro nero ancora di più l'unica possibilità esistente. Bisogna agire - aggiunge - prima che l'economia diventi controllo esclusivo della criminalità organizzata. Le vittime di Barletta diventano così un simbolo della lotta contro il precariato e il lavoro nero, contro il caporalato e la criminalità organizzata”, conclude Scudiere.