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giovedì 23 maggio 2013

Don Andrea Gallo, il prete degli ultimi

L'Italia omaggia il prete "anarchico" e "comunista". Ha sostenuto i diritti dei gay, ha aiutato tossicodipendenti e prostitute. E' stato al G8 di Genova a fianco dei movimenti. L'ultimo tweet: "Serve una Chiesa diversa, compagna e solidale".

Don Andrea Gallo è nato a Genova il 18 luglio 1928. Da subito risente del fascino della figura di don Bosco e dalla sua dedizione a vivere a tempo pieno 'con' i poveri, gli emarginati, gli ultimi per sviluppare un metodo educativo lontano da ogni forma di coercizione. E' quanto si apprende dall'Ansa, che dedica una lunga scheda alla scomparsa del "prete degli ultimi".
Inizia il noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi a Roma il Liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 viene mandato in missione a san Paolo (Brasile): lì la dittatura lo costringe a ritornare in Italia l'anno dopo dove prosegue gli studi e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Diventa poi cappellano alla scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza cerca di sostituire ai metodi meramente repressivi una impostazione educativa diversa fatta di fiducia e libertà. Nonostante l'entusiasmo dei ragazzi i superiori salesiani, dopo tre anni, lo rimuovono dall'incarico e nel 1964 Andrea decide di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese.
Viene inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere: due mesi dopo viene destinato come viceparroco alla chiesa del Carmine dove rimarra' fino al 1970, anno in cui verra' 'trasferito' per ordine del cardinale Siri. La predicazione di Andrea irritava una parte di fedeli e preoccupava i teologi della Curia perché, si diceva, i suoi contenuti "non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti".  
La sua parrocchia diventa punto di riferimento per molti militanti della sinistra, cristiani e non, ma ne provoca l'allontanamento dalla parrocchia. Un provvedimento che porterà la gente a scendere in piazza per il prete ritenuto "comunista".
Scrittore e teologo, don Gallo è stato sostenitore dei diritti degli omosessuali e dei transgender e promotore della legalizzazione delle droghe leggere: nel 2006 ha fumato uno spinello nel Comune di Genova. Si autodefiniva "anarchico", scomodo per la Chiesa. Ha partecipato al G8 di Genova e sostenuto il movimento No Tav. Ha celebrato una messa per la morte di Hugo Chavez.
Pochi giorni fa l'ultimo tweet: "Sogno una chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna". Don Gallo è morto a 84 anni. Detto "il prete di strada", il "sacerdote degli ultimi", il "prete scomodo", se n'è andato nella sua comunità di San Benedetto al Porto. Oggi l'Italia abbraccia don Gallo, dal presidente Napolitano ai politici, dal mondo del sociale alle associazioni per i diritti dei gay, dal movimento No Tav a tutte le minoranze che lui ha sempre difeso.
 
tratto da rassgna.it