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mercoledì 17 ottobre 2012

Antimafia e sindacato: Senza welfare non c'è legalità



Dagli Stati generali della Cgil Lombardia emerge il filo rosso che collega le politiche sociali con il contrasto alla corruzione. Don Ciotti: "Senza la tutela dei diritti dei più deboli non c'e cambiamento". Caselli: "Lato oscuro della globalizzazione"

Aperta stamattina (17 ottobre), con un breve saluto di Alberto Tomasso, Segretario generale della Cgil Piemonte e con una relazione diNino Baseotto, Segretario generale della Cgil Lombardia la riunione degli Stati generali della Cgil lombarda sulla legalità .

Tra gli altri interventi c'è stato quello del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Torino Giancarlo Caselli e da Don Ciotti di Libera. Particolarmente applaudito l'intervento della vicesindaco del comune di Desio, Lucrezia Ricchiuti, che ha raccontato l'esperienza drammatica della lotta alle mafie nel suo territorio e l'azione coraggiosa di una politica che sa stare a fianco delle gente e sa correre il rischio di contrastare i fenomeni criminali.

LA MATTINA
Caselli nel suo intervento ha ricordato come le mafie costituiscano un'impresa che produce ricchezza "sporca" in mille modi. “Alle attività più tradizionali si affiancano ormai industrie apparentemente legali. La criminalità organizzata può sfibrare il tessuto di una società e mettere in discusse la democrazia”. Il saccheggio globale operato dalla criminalità organizzata rappresenta quindi “il lato oscuro della globalizzazione, perché con la riduzione in schiavitù, la pirateria riaffiorano crimini che sembravano scomparsi”. Più legalità, meno mafie è quindi ormai la precondizione “per creare le premesse robuste di uno sviluppo più ordinato e vivibile, con prospettive e speranze di felicità per tutti.La situazione è drammatica, e troppo a lungo è stato colpevolmente ignorato e sottovalutato l'espandersi della mafia in altre zone. Mafia al nord, un tempo era una frase che poteva far venire l'orticaria ad alcuni”. La parola chiave è riciclaggio. “Ogni giorno – continua Caselli - la mafia accumula una grande quantità di denaro sporco. Il mafioso, per poterne godere, lo deve ripulire, investire senza che se ne scopra la natura illecita. Naturalmente, secondo logica, il riciclaggio si indirizza verso le zone piu' ricche, dove si investe”.

E' un errore, ha proseguito Caselli, considerare la mafia un problema esclusivamente di ordine pubblico, di cui ci si occupa solo quando si macchia di crimini sanguinari, “perché ci impedisce di cogliere in pieno la straordinaria capacita di influenzare il tessuto economico e sociale con una straordinaria opera dlei filtrazione: le mafie possono addirittura proposti come soggetti capaci di creare processi apparentemente di sviluppo”. Ci sono poi le complicità e le connivenze, ma ci sono anche soltanto le ambiguità, gli ammiccamenti, “le sottovalutazioni sono altrettanti regali fatti alla mafia”.

Don Ciotti, di Libera è invece partito da una domanda: “come mai da quattrocento anni noi parliamo di camorra in Italia, da duecento di cosa nostra e da oltre cento di 'ndrangheta calabrese? Come mai non si riesce a voltare pagina?” “Riconosciamo – ha continuato - la grande generosità del lavoro di magistratura e forze di polizia, e la meraviglia di un sedimento importante della politica seria, onesta, coerente, coraggiosa come dovrebbe essere tutta la politica che ci ha portato la vice sindaca di Desio. La politica al servizio del bene comune. Senza politiche sociali e interventi economici a tutela dei diritti delle persone più deboli non c'e cambiamento”. Oggi, però, “il problema più grave non e solo chi fa il male ma quanti guardano e lasciano fare. E c'è la drammatica realtà della delega. Troppi cittadini a intermittenza. Ma l'altro elemento grave è che non possono esserci le mafie senza il concorso e la copertura della politica”.

IL POMERIGGIO
Nel pomeriggio della prima giornata degli stati generali della Cgil Lombardia si è posta l'attenzione soprattutto al tema: “Appalti, grandi opere, sicurezza e legalità”. Al dibattito hanno partecipato Ivan Cicconi, docente universitario e Direttore di Itaca, Lorenzo Guerini Sindaco di Lodi e Ancinazionale, Franco Nasso segretario generale Filt Cgil, Onorio Rosati Segretario generale Camera del lavoro di Milano, Walter Schiavella segretario generale Fillea Cgil ed Elena Lattuada segretaria confederale nazionale che ha concluso il dibattito.

Giacinto Botti, della segreteria della Cgil Lombardia, presentando i partecipanti ha sottolineato che la contrattazione è uno strumento fondamentale per combattere illegalità, lavoro nero e sfruttamento. Ma è fondamentale il controllo e l'ispezione delle autorità competenti, che devono agire in un quadro di ristrettezza di risorse e di crescenti difficoltà. Invece le scelte del governo vanno nella direzione opposta: con il ddl sulla stabilità sono state prodotte norme peggiorative sul terreno e la sicurezza sul lavoro, un tema legato a quello della,legalità. Le recentissime notizie relative al coinvolgimento di dirigenti della Compagnia delle Opere di Bergamo nelle indagini sullo smaltimento dell'amianto, sono inquietanti, e tuttavia in Lombardia, dove i controlli rilevano che nel 75% dei luoghi ispezionati risultano anomalie e mancato rispetto delle norme, si sono prodotti anche accordi positivi e avvisi comuni su Expo, Tem, Pedemontana, a Brescia e a Bergamo, con i sindacati regionali della categoria degli edili.

Ivan Cicconi docente universitario e direttore di Itaca, nella sua relazione ha individuato quattro tendenze verso l'illegalità. L'esistenza di una pletora di contratti atipici, gli investimenti nelle grandi opere, con la tendenza a favorire la grande impresa virtuale che penalizza la piccola e media impresa e infine la coordinata più pericolosa che e' un'attenzione esclusiva al deficit e alle politiche di bilancio, che cancella gli investimenti e comporta uno slittamento verso il principio dell'affidamento.

Una proposta di Cicconi è l'obbligo alla pubblicazione sul sito “profilo della committenza” di tutti i contratti di appalto e delle informazioni relative. Le norme di controllo stabilite da provvedimenti speciali devono essere collegate alla gestione ordinaria della spesa pubblica. La norma stabilita con l'articolo 118 sulla trasparenza della committenza, ad esempio. In questi anni c'e stato uno slittamento della legalita' verso l'illegalità. Si azzerano gli appalti, colpendo piccola e media impresa e si stanno favorendo i project financing che sfuggono al controllo.

Claudio De Albertis, Presidente di Assimpredil, ha posto il problema della qualificazione delle imprese. La legge Merloni del '94 va modificata, ha detto, introducendo criteri di tipo reputazionale per la qualificazione delle aziende. E' necessario il controllo nella fase esecutiva e non solo in quella dell'assegnazione dell'appalto. La committenza pubblica, ma soprattutto quella privata, e' irresponsabile. Il committente dev'essere consapevole degli effetti di quello che fa. Sono saltate le regole, mentre la situazione e' da guerra all'interno del sistema delle imprese e di terrore. Se a Milano, Lodi e Monza la crisi ha fatto saltare il 23% delle imprese iscritte alla Cassa Edile, siamo oltre la drammaticità, soprattutto se si aggiungono le difficolta' dovute al diffondersi - dell'illegalita'. Esprime soddisfazione per le cose fatte insieme come parti sociali sul terreno del controllo e del contrasto all'illegalita'. Infine lancia un grido d'allarme sulla questione dei pagamenti e del patto di stabilita' che complica la situazione.

Lorenzo Guerini sindaco di Lodi ha riportato l'attenzione sul tema centrale del patto di stabilita' che sta comportando molte difficoltà al sistema delle imprese, che faticano a stare sul mercato e rischiano di indulgere alla tentazione di seguire strade piu' facili. Lodi e' un comune virtuoso ma e' comunque un cattivo pagatore perche' non si puo' sforare il patto di stabilita'. Allora si usa lo strumento del project financing perche' questo e' un modo di rispettare il patto di stabilita' in maniera impropria.

Onorio Rosati, segretario, della Camera del lavoro di Milano ha sottolineato che non si parte da zero, che già a Milano sono stati sottoscritti accordi innovativi su Expo, opere connesse, metro numero cinque. Ci sono però delle difficoltà, ci sono aziende in odore di illegalità che, attraverso un'informativa atipica sono state sospese e poi riammessa dal TAR che non ha recepito non solo i contenuti ma nemmeno la filosofia degli accordi sottoscritti. Persino aziende cui era stato revocato il certificato antimafia, si ritrovavano di nuovo nell'elenco aziende Expo. Al tentativo di stilare una white list sono pervenute 180 domande, ma non c'è la collaborazione necessaria e nemmeno le risorse economiche e umane per fare questa analisi. Chiede un tavolo con la Prefettura Rosati, per verificare l'applicazione degli accordi anche l'intenzione espressa dal ministro Cancellieri di destinare le risorse aggiuntive già promesse per supportare questo tipo di attività.

Franco Nasso ha sottolineato i problemi del suo settore, i trasporti, con particolare riferimento ala questione Alitalia.Walter Schiavella è partito dal confronto sulla produttività, che non può non tenere conto, ha detto, delle questioni di cui qui si sta discutendo. 120 miliardi di economia sommersa di cui 40 sono dentro la filiera del settore edile attraversato in modo drammatico dalla crisi. Va ricostruito il mercato, e su questo terreno Schiavella lancia una sfida all'impresa: non possiamo essere d'accordo sull'analisi e poi non definire con coerenza una proposta forte verso il sistema legislativo perché intervenga. Le aziende finte devono saltare, mentre la gestione del mercato pubblico degli appalti deve riorientarsi nel suo complesso. Con questo apparato produttivo, lo spazio per la qualità non c'è.

Elena Lattuada, della segreteria nazionale della Cgil, chiudendo la sessione pomeridiana di oggi, ha sottolineato come bisognerebbe tentare di fare un passo avanti. Come? Offrendo un argomento anche al futuro confronto elettorale: se le regole che ci diamo sono esclusivamente quelle che stanno dentro al patto di stabilità o che guardano solo alla finanza, questo diventa un vincolo da cui è difficile uscire. Se si provasse ad estendere la pratica dei protocolli, ma anche far fare agli accordi un passo in avanti su come quei protocolli diventano esigibili e come si sostanziano sul piano anche pratico, per provare a garantire l'effettivo rispetto anche di quelle regole, allora forse le cose potrebbero cambiare. 

“Dobbiamo fare in modo che i buoni accordi – ha detto Lattuada - siano in qualche modo rispondenti alle dichiarazioni fatte nel momento in cui si è sottoscritto l'accordo, e quell'accordo diventi una buona pratica esportabile ma anche applicabile. Dobbiamo provare a dare visibilità agli ultimi degli ultimi della catena, quei lavoratori che vivono davvero una condizione di schiavitù". 

Lattuada ha poi rivolto un invito all'Anci: “Possiamo immaginare che anche a partire da una regione importante come questa le cose che ci diciamo possano diventare anche un'azione comune, una sorta di patto per cui si possa contrastare una logica di appalti al ribasso e insieme si possa compiere un passo in avanti? Si può provare a depurare il campo, almeno tra soggetti che hanno un minimo comun denominatore, da ogni rischio di sfruttamento attraverso i controlli e la trasparenza negli appalti?”.