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giovedì 10 gennaio 2013

Pensioni: CGIL, ritirare circolare Inps su invalidi, gravemente iniqua

Dal 2013 gli invalidi civili al 100% per ottenere la pensione di invalidità dovranno far riferimento non più al reddito personale ma anche a quello del coniuge. E' quanto prevede un nuovo provvedimento dell'INPS che secondo la Confederazione "va revocato: produce delle fortissime ineguaglianze tra persone con disabilità".

Revocare quel provvedimento che prevede che gli invalidi civili al 100%, per avere la pensione di invalidità, debbano fare riferimento non più al reddito personale ma anche, a partire dal 2013, a quello del coniuge. E' la richiesta della responsabile dell'ufficio Politiche della disabilità della CGIL Nazionale, Nina Daita, in una lettera inviata oggi al direttore generale dell'Inps, Mauro Nori.
Il provvedimento a cui fa riferimento Daita è la circolare Inps del 28 dicembre scorso n. 149 che produrrà, scrive la dirigente sindacale, “gravissime iniquità”. La circolare prevede infatti “un grave elemento di novità che riguarda i soli invalidi civili al 100% titolari di pensione di invalidità. Fino ad oggi il limite reddituale considerato è stato quello relativo ai redditi strettamente personali, dal 2013 verrà considerato anche quello del coniuge”.Una decisione amministrativa che, aggiunge la dirigente sindacale, “non si basa su alcun dettato normativo ma su una Sentenza della Corte di Cassazione del 2011” e che determinerà la perdita del diritto alla pensione, pari a 275,87 euro al mese, agli invalidi totali titolari che, assieme al coniuge, hanno un reddito lordo annuo superiore a 16.127,30 euro.
C'è poi il rischio che si aprano, spiega Daita, “diverse controversie e contraddizioni. In primis è da segnalare una disparità di trattamento tra gli invalidi totali e gli invalidi parziali, per i quali varrebbe ancora il reddito personale, e di fatto verrebbero penalizzati i più bisognosi (anticostituzionale?). Di seguito, è importante considerare che la giurisprudenza ci mette a disposizione molte altre sentenze che contraddicono quella presa in considerazione dall'Inps stessa”. Infine, conclude Daita, “tutto questo produrrebbe delle fortissime ineguaglianze tra persone con disabilità, e naturalmente si aprirebbe la strada a numerosissimi contenziosi legali, dannosi sia per il cittadino che per l'Istituto stesso. Inutile sottolineare quanto queste novità stiano alimentando ansia e disagio nella categoria degli invalidi civili”.