Art.1

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sabato 20 aprile 2013

Finmeccanica e nuove relazioni industriali

Il 16 aprile scorso e' stato firmato, per il gruppo Finmeccanica, il protocollo con le organizzazioni sindacali (compresa la FIOM-CGIL) per rilanciare la competitivita' del gruppo e dare il via a un nuovo modello di relazioni industriali. Qualcuno auspica che si realizzino analogie con il sistema di relazioni industriali e sindacali tipico di alcune realtà produttive tedesche.
E' prematuro avanzare ipotesi di questo tipo, certamente, però, si tratta di un passagio cruciale perchè Finmeccanica è una delle aziende di punta del nostro sistema industriale, in quello mondiale e per le conseguenze occupazionali legate ai destini dell'azienda.
I punti qualificanti dell'accordo vertono sulla valorizzazione delle strutture produttive, del patrimonio tecnologico e delle risorse umane qualificate. Insieme ad esse, l'obiettivo prefissato è quello di sperimentare forme avanzate di coinvolgimento dei lavoratori nell'impresa attraverso le loro rappresentanze sindacali, la valorizzazione della contrattazione collettiva aziendale, del ruolo contrattuale delle RSU e delle rappresentanze territoriali.
E' un percorso che, parallelamente all'esigenza impellente di rinnovare il Paese per uscire da una crisi profonda che è il prodotto di una grave e non più tollerabile ingiustizia sociale e di governo del Paese evidentemente deficitario, insieme a gran parte del continente europeo.
D'altro canto lo stato delle relazioni industriali in Europa emerge dal Rapporto "Industrial Relations 2012" della Commissione europea che certifica come la profonda e prolungata crisi economica in atto si stia ripercuotendo anche sul dialogo sociale. In quel documento si sostiene la tesi, certamente condivisibile, secondo cui le riforme adottate recentemente dai governi non sono state accompagnate da un dialogo sociale pienamente efficace. La conseguenza naturale è stata una qualità delle relazioni industriali sempre piu' conflittuale in Europa. 
Ancora, dal rapporto emerge una prospettiva nella quale in Paesi come Belgio, Francia, Paesi Bassi e Spagna i sindacati hanno preso parte al processo di riordino previdenziale. Parallelamente in altri Paesi l'approccio e' stato quello di accelerare bruscamente le riforme strutturali con modalita' che hanno escluso il dialogo sociale, incrementando cosi' i conflitti sociali. 
Il nostro paese è quello in cui piu' alta e' la frammentazione sindacale e nel quale, solo nel settore pubblico operano cinquantasei sigle sindacali. 
Alla luce di tutto ciò, l'avvio di percorsi innovativi e l'elaborazione di modelli di relazioni sindacali diversi da quelli tradizionali merita tutta la nostra attenzione se capace di dare risposte alle attese dei lavoratori e del Paese.
Un'esigenza che si percepisce, forte, anche nel comparto sicurezza, dove la presenza delle organizzazioni autonome-corporative unita ad un chiaro e srategico immobilismo della politica non è mai accaduto nulla di rilevante e apprezzabile dopo la sindacalizzazione e la legge di riforma del 1981. 
Nicola Rossiello